Le decine di crisi idriche che sono avvenute in questi mesi sono solo alcune delle più note manifestazioni della cronica scarsità d’acqua con la quale dobbiamo fare i conti ad ogni latitudine. Da decenni esperti e scienziati davanti a crisi climatiche, aumento della popolazione, desertificazione, mancanza di tecnologie ed infrastrutture, studiano come affrontare la crisi idrica globale elaborando indicatori e proiezioni.
Tutti sono convinti che si tratti di un problema globale con forti specificità locali, ma quel che appare certo è che in questo settore le prospettive diventano ogni giorno più critiche. Secondo lo studio “Freshwater availability status across countries for human and ecosystem needs”, pubblicato quest’estate su Science of The Total Environmen da Guilherme Baggio, Manzoor Qadir e Vladimir Smakhtin dell’United Nations University Institute for Water. “La sola crescita della popolazione (cioè senza tener conto del cambiamento climatico o delle considerazioni sulla qualità dell’acqua) porterà a un calo diffuso e senza precedenti della disponibilità di acqua pro capite. Entro il 2050, 87 Paesi avranno scarsità idrica (disponibilità idrica pro capite inferiore a 1.700 metri cubi all’anno) e il numero di Paesi con scarsità idrica assoluta (disponibilità idrica pro capite inferiore a 500 metri cubi all’anno) raddoppierà, dai 25 di oggi a 45”.
Anche se la crescita della popolazione non è omogena e neanche scontata è probabile che il passaggio ad una situazione di scarsità idrica sarà particolarmente rapida e problematica soprattutto nel Sud del mondo dove l’aumento demografico è un dato ancora molto importante. Per lo studio “I Paesi a basso reddito ed alta natalità registreranno un calo medio della disponibilità idrica pro capite di circa il 46%, seguiti dai Paesi a reddito medio-basso (in calo di circa il 30%), dai Paesi a reddito medio-alto (12%) e ad alto reddito (vicino al 5%)”.
Si prevede, quindi, che nel giro di 20-30 anni, nell’arco di una sola generazione, l’Africa subsahariana diventerà il prossimo hotspot di scarsità idrica e che entro quella data la disponibilità pro capite di acqua sarà dimezzata. Nel già arido Medio Oriente e nel Nord Africa la disponibilità di acqua pro capite potrebbe diminuire del 33%, in Asia del 24% e in America Latina e Caraibi del 18%. Per i ricercatori molti dei Paesi di questi tre continenti vivono già in una situazione di penuria d’acqua, perché hanno poche risorse idriche e non hanno o hanno poche infrastrutture per sostenere la gestione e la distribuzione di acqua dolce. Per i ricercatori dell’UNU-INWEH questi Paesi possono passare silenziosamente e rapidamente dalla scarsità alla sete, ma anche i Paesi economicamente avanzati e più attrezzati, compresi Stati Uniti, Europa e quindi anche l'Italia, potrebbero sperimentare la scarsità d’acqua.
In Italia, secondo uno dei rapporti estivi settimanali dell’Associazione nazionale dei Consorzi di bonifica (Anbi), alle perdite della rete idrica si somma il calo dei bacini idrici, una situazione che rischia di lasciare anche il Belpaese a corto d'acqua. Al nord, il lago d’Iseo ad esempio è lontano dal riempimento registrato l’anno scorso e così anche nel Lazio i laghi di Bracciano e Nemi, in Campania calano gli invasi del Cilento, in Basilicata i serbatoi naturali d'acqua dolce sono diminuiti di oltre 22 milioni di metri cubi, mentre in Puglia e in Sicilia la scarsità d’acqua nei bacini è un fenomeno ormai cronico.
Per Francesco Vincenzi, neoconfermato presidente dell’Anbi, questa situazione “È l’evidente dimostrazione di come, a fronte dei cambiamenti climatici, sia necessario aumentare la raccolta delle acque di pioggia attraverso nuovi bacini, nonché ottimizzare quelli esistenti. Il nostro Piano per l’efficientamento della rete idraulica ne prevede la realizzazione di 23, il completamento di altri 16 e la manutenzione straordinaria di ulteriori 90”. Un investimento di milioni di euro, capace di attivare quasi 10.000 posti di lavoro. Anche per i ricercatori dell’Onu una delle opzione più utili per combattere la scarsità idrica a livello globale è il miglioramento dell’efficienza nell’utilizzo dell’acqua, soprattutto in agricoltura, il settore responsabile della maggior parte dei prelievi idrici globali: “Che si tratti di sviluppare più infrastrutture per lo stoccaggio dell’acqua (ove possibile), o il riciclaggio e il riutilizzo dell’acqua, o il miglioramento delle pratiche di gestione dell’acqua agricola, tutte le opzioni dovrebbero essere messe sul tavolo. E molte si sono già dimostrati efficaci in tutto il mondo”, dicono gli scienziati.
Lo studio dell’UNU-INWEH evidenzia anche come per mitigare il rischio idrico “I Paesi dovrebbero prendere in considerazione una varietà di risorse non convenzionali” e quindi ancora per lo più non sfruttate. “Opzioni e fonti come la raccolta dell’acqua dall’aria, dove la geologia lo consente lo stoccaggio su larga scala dell’acqua piovana, l’implementazione massiccia della desalinizzazione dell’acqua di mare nelle aree costiere (una risorsa virtualmente illimitata), sono tutte soluzioni che hanno già dimostrato un buon potenziale per affrontare la crescente carenza d’acqua dolce". L’alto costo di alcune di queste tecnologie, inoltre, sta gradualmente diminuendo, e sarà sicuramente più basso rispetto a quello dell’inazione. Tuttavia per lo studio “Limits to the world’s green water resources for food, feed, fiber, timber, and bioenergy”, pubblicato nel 2019 su PNAS, “l’efficienza non può aumentare all’infinito le risorse” e alcuni Paesi potrebbero prendere in considerazione politiche per rallentare la crescita della popolazione. “Dopo tutto, l’acqua è una risorsa limitata - hanno ricordato gli scienziati - e un numero maggiore di persone che vivono nei Paesi a reddito basso e medio-basso significa che la scarsità d’acqua diventerà progressivamente più difficile da affrontare, forse persino impossibile nel corso della nostra vita, nonostante una gestione oculata della domanda idrica. La riduzione della crescita demografica nei Paesi in via di sviluppo può essere ottenuta solo raggiungendo determinati Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), come SDG 4 (istruzione) o SDG 8 (lavoro dignitoso)”.
Fonte: Unimondo.org
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