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Diario di viaggio - 2



Eccoci dunque a Beira, la seconda città del Mozambico e capitale della provincia di Sofala, situata sulla costa dell’oceano Indiano al centro del paese. Gli abitanti sono circa 420mila ma il loro numero esatto non è facile saperlo per il continuo via vai di popolazione che dalle zone rurali decide di vivere nella città o dalla città si sposta nelle zone rurali.


Lo scrittore mozambicano Adelino Timóteo afferma che Beira ha quattro porte che la collegano al mondo: quella del fiume che la sfiora, il Pungue; quella del mare che la bagna, l’Oceano Indiano; quella terrestre che la lega al resto del Mozambico e quella del cielo. Attraverso quest’ultima porta, osservando dal finestrino dell’aereo, la città appare troppo estesa per gli oltre quattrocentomila abitanti. Poi, camminando per le vie se ne scopre il motivo: le piazze sono ampie, i viali larghi e i giardini estesi.

Ma non è incantatrice come sostiene lo scrittore; certamente lo è stata e, dell’antico fascino del passato conserva qualche resto nei viali di acacie rosse e nelle palazzine in stile inglese scolorite dal tempo, mentre del presente possiede la malia esotica del profumo di spezie dei negozi dei commercianti indiani, che conservano lingua e tradizioni della loro terra.

Beira - Quartiere Chiveve

Alcuni chilometri a sud di Beira, alla fine del Quattrocento, era approdato Vasco da Gama durante la spedizione alla ricerca del passaggio per l’India circumnavigando il continente africano. Questo approdo divenne uno degli scali abituali per il rifornimento delle navi portoghesi dirette in oriente e, in seguito, uno dei più attivi porti dell’oceano Indiano dove si commerciava avorio, oro e spezie, difeso dall’imponente fortezza di San Gaetano costruita all'inizio del Cinquecento. Oggi, dell’antico centro commerciale non è rimasto più nulla e della fortezza è visibile, nei periodi di bassa marea, qualche pietra che emerge dalla sabbia e che il mare non ha ancora sommerso.

I resti della fortezza di San Gaetano costruita nel 1505

L’attuale città di Beira nasce invece nel 1887, quando il governo portoghese, per tenere lontane le mire di tedeschi e inglesi che stavano puntando gli occhi sul Mozambico, ha iniziato a popolare la vasta colonia (quasi tre volte l'Italia), ancora in gran parte disabitata, di contadini che preferivano il rischio dell’ignoto alla povertà delle loro terre. Alla foce di un piccolo corso d’acqua, il Chiveve, venne creato un comando militare attorno a cui si formò il primo nucleo abitato che diede origine alla città attuale e prese il nome di una delle province del Portogallo oggi non più esistente, quella di Beira.


La città è divisa tra una zona residenziale e una commerciale, quest’ultima adiacente al parco ferroviario e al porto, di grande importanza per il Mozambico ma ancor più per Malawi, Zimbabwe e Zambia che non hanno accesso al mare. Una ferrovia, una strada e un oleodotto collegano il porto di Beira allo Zimbabwe attraverso il cosidetto Corridoio di Beira.

La cattedrale realizzata nel 1902

La guerra civile, ormai conclusa da molti anni, e l’incuria che ne è derivata hanno messo a dura prova la città, spesso privata per lunghi periodi di energia elettrica.

L'aumento della popolazione ha portato alla crescita caotica e incontrollata di nuovi quartieri in cui vivono decine di migliaia di persone giunte qui negli anni difficili della guerra civile, la cui unica possibilità di sopravvivenza è l’arte di arrangiarsi.

Innumerevoli venditori ingombrano i marciapiedi con bancarelle dove viene venduto di tutto, dalle bibite alla legna, dalle sigarette agli ortaggi mentre con il materiale di recupero si costruiscono gli oggetti più diversi: si ricavano scarpe con i pneumatici dei veicoli e utensili con i rottami metallici.


In diverse vie il commercio di svolge per strada.

Nel 2019 Beira e il suo entroterra sono stati duramente colpiti dal ciclone Idai, che ha causato centinaia di vittime, oltre un milione e mezzo di persone rimaste senza tetto, oltre settecentomila ettari di colture persi.


Noi di Mani Unite siamo intervenuti prima con distribuzioni di alimenti nelle località rurali e successivamente con il ripristino dei pozzi danneggiati dal ciclone per garantire acqua pulita. Un’attività ccontinua tutt'oggi unita ad interventi di sensibilizzazione rivolti alle famiglie sulle norme di protezione dalla pandemia.

Ripristino di un pozzo nella località di Dondo
Un momento della distribuzione di riso nella comunità di Mafambisse
 

Alcune immagini della città


Il pannello murale che raffigura la fortezza di San Gaetano adorna l'entrata del Municipio.
La piazza del Municipio (a destra)
L'inconsueto munumento alla Coca Cola
La moschea principale
Venditrici di frutta al mercato centrale
Un altro aspetto del mercato.






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