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Disperazione, fame e sete dopo il ciclone..

In Mozambico non è passata la fase critica dopo il ciclone Idai che ha devastato le regioni centrali nella notte del 14 marzo, colpendo la città portuale di Beira (la seconda città del Mozambico) e centinaia di villaggi situati nelle zone rurali della regione.

Il 90% degli edifici sono stati danneggiati, le vie di strade interrotte, migliaia di ettari allagati.

Ancora oggi, ad oltre dieci giorni dal passaggio del ciclone, circa 3500 persone attendono di essere soccorse mentre altre 190mila, residenti nella città di Beira, sono rimaste senza casa, senza acqua e senza alimenti.


Una trentina le strutture sanitarie distrutte mentre nell’ospedale centrale il blocco operatorio è inagibile. Una decina di edifici scolastici sono crollati. Alcune antenne telefoniche sono state ripristinate in questi giorni e, seppur con frequenti interruzioni, è possibile comunicare con la città mentre le località suburbane sono ancora prive di comunicazione telefonica.


Resta incerto il numero delle vittime che, ad oggi, alcune fonti indicano in 775. Tuttavia, man mano che le acque si ritirano dalle zone allagate, il numero aumenta.

Sono arrivati i primi soccorsi (anche l’Italia ha inviato aerei con medicinali e generi alimentari) ma la maggior parte delle persone non ha acqua né viveri, non sa dove dormire, non sa come potersi curare dalle ferite riportate dal crollo delle abitazioni.




Il ministero della Sanità mozambicano avverte del rischio del colera, che si ritiene comparirà nei prossimi giorni, e dell’aumento dei casi di malaria a causa della presenza di acqua stagnante. Vi è anche un problema di sicurezza: gruppi di persone armate nelle ore serali assaltano negozi e abitazioni.


Purtroppo, a tutt'oggi, non siamo ancora riusciti ad entrare in contatto con i nostri referenti locali, i quali vivono tutti nelle località rurali, quelle in cui sta continuando l'opera di soccorso. Attendiamo con ansia che le comunicazioni telefoniche siano ristabilite totalmente.




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